Cos’è lo stress
Occorre descrivere principalmente che il sistema dello stress è organizzato in due bracci: uno chimico e uno nervoso. Il primo braccio si innesca dall’ipotalamo da dove vengono liberati due sostanze che stimolano l’ipofisi e secernere ACTH (ormone adrenocorticotropo). L’ACTH liberato dall’ipofisi, attraverso la circolazione sanguigna arriva alla corteccia delle surrenali dove viene rilasciato il cortisolo. Si tratta del cosiddetto “asse ipotalamo-ipofisi-surrene”. L’altro braccio è detto “circuito nervoso locus coeruleus-simpatico-midollare del surrene”: da locus coeruleus (nuclei collocati nella parte iniziale del midollo spinale) parte una segnalazione che attraverso il sistema nervoso simpatico arriva a stimolare la produzione da parte della midollare del surrene di sostanze eccitanti quali adrenalina, noradrenalina e dopamina (catecolamine).
In aggiunta a questi due bracci, descritti grossolanamente, numerosi sistemi neurotrasmettitoriali attivano o inibiscono il sistema dello stress. Come la serotonina e l’acetilcolina che hanno una funzione di attivazione mentre le endorfine e l’acido gamma amino butirrico (GABA) hanno una funzione inibitoria dello stress.
Occorre sottolineare che lo stress, e questo lo troviamo scritto dappertutto, non è sempre negativo, anzi è una risposta biologica fondamentale. Sostanzialmente la questione è la seguente: una certa attivazione e quindi stress è necessaria e funzionale al nostro organismo dalla notte dei tempi, in quanto ci prepara all’azione e ci rende capaci di reagire al meglio di fronte a situazioni ed eventi, detti appunto “stressors”, ovvero in grado di stimolare tale risposta. Questa risposta si manifesta a livello biologico come descritto sopra e a livello comportamentale, mediata per di più da un’attivazione emozionale indotta da un valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Lo stress è, di per sé stesso, una reazione fisiologica, adattativa, ma può assumere un significato patogenetico quando la quantità di stress prodotta è eccessiva e quando è prolungata nel tempo e pertanto superiore alla capacità di un organismo di farvi fronte. Come descritto per la prima volta nel 1936 dal medico austriaco Hans Selye, la sindrome di adattamento (da lui così definita) si sviluppa attraverso la successione tre fasi: la fase di allarme, in cui si manifestano essenzialmente modificazioni di carattere biochimico-ormonale e che corrisponde all’attivazione dell’organismo; la fase di resistenza, nella quale l’organismo si organizza in senso difensivo per far fronte alla situazione che ha innescato la risposta di stress; infine, la fase di esaurimento, nella quale si verifica il crollo delle difese, e l’incapacità ad adattarsi ulteriormente agli eventi stressanti. Uno stress acuto, limitato nel tempo, paradossalmente ha anche un effetto stimolante per il sistema immunitario. Come è stato dimostrato attraverso una bassa somministrazione di catecolamine e cortisone, a dosi fisiologiche, incrementa la produzione anticorpale e la crescita dei linfociti T. Ma nel medio lungo termine sia il cortisolo che le catecolamine sopprimono il sistema immunitario. A partire dai lavori di Hugo Basedowsky negli anni settanta, molteplici studi hanno documentato l’azione immunosoppressiva del cortisolo. Oltre all’azione principale del cortisolo che consiste nell’indurre un aumento della glicemia vi è quella, non meno importante di contrastare le infiammazione, l’azione anti-immunitaria. Questo è il motivo per cui molti farmaci anti-infiammatori si basano sull’utilizzo di questo ormone. Pertanto lo stress cronico ha sull’immunità gli stessi effetti della terapia farmacologica a base di cortisone, come ha ben sentenziato Francesco Bottaccioli, fondatore e presidente onorario della società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia, “essere cronicamente sotto stress, equivale ad ingoiare ogni giorno una pillola di cortisone”.
L’eccesso di quest’ormone può causare una molteplicità di sintomi come stanchezza, osteoporosi, iperglicemia, diabete mellito tipo II, perdita di tono muscolare e cutaneo, colite, gastrite, impotenza, perdita della libido, aumento della pressione arteriosa e della concentrazione sanguigna di sodio, strie cutanee, depressione, apatia, euforia, diminuzione della memoria, fino alla sindrome di Cushing (Vedi wikipedia).
Dalle conoscenze acquisite sulle relazioni tra stress e malattie, sulla nutrizione e l’infiammazione, sulle onde cerebrali e stati disfunzionali, tra emozioni e sintomi, sono state elaborate delle metodiche di trattamento che mirano al ripristino dell’equilibrio dei vari sistemi e al cambiamento percettivo rispetto alla propria condizione. In questo panorama, una concreta efficacia è stata dimostrata dall’utilizzo di tecniche di rilassamento, biofeedback, mindfulness, pratiche meditative e tecniche di respirazione.